La favola della volpe e dell’uva

C’era una volta Mariuga, una volpe furba e presuntuosa che, un bel giorno, passeggiava tra i boschi. Ad un certo punto, spinta dalla fame, gironzolando qua e là, trovò una vigna dagli alti tralicci. “Ecco”, disse la volpe, “finalmente qualcosa di buono da mangiare”. Tentò allora di saltare spingendo sulle zampe con quanta forza aveva in corpo… ma nulla, non riusciva raggiungere. l’uva Nel frattempo, arrivò Claudio, un simpatico lombrico che, in meno di un minuto, aveva percorso tutto il traliccio ed era riuscito persino a bucare un acino d’uva, rosicchiandoselo allegramente: “Che bontà quest’uva matura”. Appena visto tutto ciò, Mariuga andò su tutte le furie e riprese a saltare ma, dopo alcuni balzi, non potendo neppure toccare un acino, pensò: “Calma”, io sono così furba, molto più in gamba di quel semplice lombrico. Non posso arrendermi! Piuttosto devo escogitare qualcosa per raggiungere quell’uva”. Il lombrico, intanto, si era pappato un altro bel bocconcino e nemmeno si era accorto della presenza della volpe che si agitava sotto di lui. Dopo tanto pensare, però, Mariuga non era riuscita a escogitare niente, se non continuare a saltare a più non posso, sempre senza sfiorare quei begli acini. Così, dopo qualche altro tentativo di salto, lasciò perdere tutto. Mentre si allontanava triste, diceva fra sé e sé: “Pazienza, si vede che non era ancora matura, non mi va di spendere troppe energie per un frutto ancora acerbo”.

Questa favola ci insegna che l’invidia è un sentimento spiacevole che si prova per un bene o una qualità che si vorrebbe possedere; il sentimento che si prova è doloroso e la mancanza del possesso causa infelicità e dispiacere; svalutare quello che non si può possedere è un modo per ridurre i nostri limiti e deresponsabilizzarsi.

  •  Iniziamo ad assumere le nostre responsabilità dei risultati e degli obiettivi raggiunti fino ad ora, anche degli insuccessi.
  • Solo ripartendo da qui saremo in grado di focalizzare l’attenzione su di noi e sulle nostre possibilità
    nessuno è migliore o peggiore: siamo semplicemente diversi.

 Buon lavoro!