Madri e padri sentono sempre l’esigenza di risolvere i problemi legati all’insuccesso di un figlio. Spesso però occorre affidarsi nelle mani degli esperti per cambiare realmente le cose. Il consulente educativo ha il compito di prendersi cura dei genitori che si trovano in difficoltà, è una sorta di bussola in mezzo al deserto. Con il suo aiuto i genitori sapranno attuare le giuste strategie per far maturare e crescere il proprio figlio. Quello che viene proposto ai genitori è un luogo  d’incontro che getti le basi per una nuova relazione: consulente-genitori.

Cosa significa la genitorialità positiva?

La genitorialità positiva significa entrare in stretta sintonia con il bambino, interpretando i suoi bisogni, la sua comunicazione non verbale, accogliendo le sue paure per poi rilasciare un sentimento di fiducia, ascolto e una sensazione che permetta al bambino di capire che il genitore è presente per supportarlo e accompagnarlo nel difficile compito di crescere, senza far sentire il bambino giudicato o intimorito. Questi comportamenti genitoriali favoriscono la capacità del bambino di sentirsi un essere unico, amato e sicuro nel momento in cui deve andare per il mondo ad esplorare e ad apprendere.

Gli obiettivi di questo modello di intervento sono:

  • Far conoscere i principali temi dello sviluppo infantile, per aiutare a riconoscere le esigenze dei propri figli e i problemi legati alle fasi di crescita;
  • Chiarire il ruolo e l’influenza che gli  adulti possono svolgere e la reciprocità delle interazioni genitori figli;
  • Aumentare le capacità di analisi delle situazioni ordinarie, anche se appaiono complesse, in modo da decidere come gestirle.

In questo approccio l’attenzione viene posta sul presente e l’idea fondamentale, riguarda il credere che siano i genitori ad avere le competenze per promuovere il benessere lo sviluppo dei loro figli; la consulenza educativa  favorisce  il  processo di presa di consapevolezza per  rendere i genitori sempre più in grado di gestire le relazioni con i figli.

Il primo compito è quello di identificare il problema, le routine familiare rappresentano un uso di  chiavi di lettura delle interazioni tra genitori figli. Esse descrivono i comportamenti critici del bambino il contesto in cui si presentano. Attraverso il loro esame consulente può cogliere molti aspetti del funzionamento della  famiglia e formulare delle prime ipotesi per individuare un intervento educativo.

I genitori per mettere in atto la genitorialità positiva devono saper gestire le emozioni; in questo modo anche i figli  riusciranno, in determinate situazioni di stress, a reagire con maggiore calma e lucidità poiché hanno visto i genitori comportarsi in quel determinato modo.

 

Il programma che meglio realizza questi obiettivi  è il triple P , sviluppato da Sanders in Australia (1999). Prevede diversi livelli di intervento, che vengono attivati in funzione del bisogno di sostegno dei genitori, del rischio della gravità dei problemi dei figli.  Dal livello 1 che raggiunge tutti i genitori, attraverso l’informazione , salendo fino al livello 3, utilizzato in caso di disobbedienza, fino al livello 5 , dove sono attuate diverse strategie di intervento in ambienti differenti .

I principi fondamentali del parenting positivo sono:

  •  creare un ambiente sicuro stimolante
  • Creare un ambiente di apprendimento positivo, che permetta di insegnare genitori a rispondere in maniera costruttiva le iniziative spontanee del figlio
  • Sviluppare una disciplina educativa mediante strategie alternative alle discipline inefficaci ( esempio dare istruzioni chiare, ignorare comportamenti lievi, discutere le regole)
  • Creare aspettative realistiche, aiutare il  genitore a  conoscere mete di sviluppo adeguate all’età dei figli
  • Prendersi cura di sé, in quanto genitore, sviluppare  benessere, ottimismo e fiducia nelle proprie capacità

Il parent Trainig può essere svolto in gruppo ma anche con singole coppie genitoriale,  è previsto il coinvolgimento di entrambi i genitori, dura 12 incontri che avranno una cadenza quidicinale, durante i quali verranno insegnate alcune tecniche comportamentali per la gestione dei comportamenti problematici.

Un esempio di interazione non  efficace

 

La mattina a colazione prima di andare a scuola

Giulio, davanti alla tazza  gioca  con il cucchiaino

La mamma: “fai presto, il latte si raffredda”

Giulio , si alza da tavola va in camera, torna a tavola un giocattolo

Il padre: ” non è il momento”. Riprende giocattolo.

Giulio cerca di alzarsi da tavola, il padre insiste, E gli dice di  bere il latte.

La madre al marito:” lascia stare, lo sai che quando si mette in testa qualcosa È difficile fargli cambiare idea… ”

Giulio si agita e fa cadere il latte ;

Il padre si infuria, Giulio non beve il latte , il padre litiga con la madre.

 

In questo  esempio vediamo che un comportamento comportamento disfunzionale, funge da antecedente ad un  nuovo comportamento disfunzionale