Le relazioni hanno un ruolo determinante nella nostra crescita e maturazione fin dalla nostra nascita; consideriamo che esercitano anche un influsso sul nostro sviluppo cerebrale.

Il nostro passato ci serve a capire il nostro presente e a modificare il nostro futuro: utilizzare delle modalità più salutari e costruttive per entrare in relazione con gli altri non può che essere un buon modo per fare tesoro del nostro passato e proiettarci in un futuro più soddisfacente.

I genitori, per esempio, potrebbero analizzare il loro modo di rapportarsi con il proprio compagno e con i figli per creare dei buoni modelli di relazioni autentiche, fondamentali sia per se stessi che per gli altri significativi.

Il sistema dell’attaccamento, quindi, che si stabilisce tra il piccolo e la figura materna, non ha valore soltanto come processo evolutivo che regola la giusta distanza fisica, necessaria per la sicurezza del bambino non ancora autonomo dalla figura che si prende cura di lui e dei suoi bisogni, ma anche, e soprattutto, perché si tratta di un sistema che permette il formarsi della regolazione affettiva dell’individuo in crescita.

Le relazioni che instauriamo con i nostri genitori, quindi, rimangono dentro di noi fungendo da modelli, ovvero da rappresentazioni mentali; diventano degli schemi attraverso cui noi leggiamo le esperienze, gli eventi, le emozioni; i nostri modelli interni, dunque, derivano dal passato (le relazioni con i genitori interiorizzate), ma influenzano fortemente il nostro presente e il nostro futuro.

Questi schemi sono automatici, quindi si attivano senza la nostra attenzione e senza la nostra consapevolezza.

I tipi di attaccamento sono fondamentalmente due: sicuro e insicuro.

Secondo Siegel, un buon attaccamento deve rispondere ai bisogni di:

essere visti: viene vista la nostra vita mentale, il nostro mondo interiore oltre che quello esteriore;

essere protetti: non sentirsi minacciati da chi ci vuole bene e sentirsi al “sicuro”;

essere confortati: se soffriamo l’intervento dell’adulto serve a farci stare meglio.

Più questi bisogni sono soddisfatti più l’attaccamento sarà sicuro; in caso contrario sarà insicuro / ambivalente / disorganizzato.

Per cambiare il nostro modo di stare in relazione dobbiamo prima essere consapevoli dei nostri modelli.

Daniel Siegel, “La mente adolescente”.

 

Se, dunque, conoscere il passato è una condizione almeno necessaria per analizzare il futuro, è opportuno, ma anche interessante, cercare di capire come avviene l’incontro tra i diversi modelli di attaccamento, quindi tra i diversi Modelli Operativi Interni (MOI) dei due membri della coppia.

Secondo Castellano, Velotti e Zavattini, in “Cosa ci fa stare insieme?”, (2010) si possono individuare 4 stili di attaccamento di coppia:

1) Sicuro vs sicuro: entrambi i partner riescono a muoversi liberamente tra il proprio bisogno di dipendere e quello di rendersi autonomo, nell’intento anche di aiutare l’altro; la relazione che si instaura non è, quindi, polarizzata su un unico polo. I due partner sono capaci di manifestare in modo adulto, maturo il loro bisogno di accudimento. Sono stati visti, protetti e confortati l’uno dall’altro e viceversa.

2) Distanziante – svalutante vs distanziante/ svalutante: è caratteristico di storie familiari in cui il bisogno di dipendenza non è stato riconosciuto durante l’infanzia ed entrambi i soggetti sono cresciuti con l’idea di non dover avere bisogno di niente e di nessuno, a tal punto da sfociare nella contro-dipendenza. Per queste coppie è doloroso chiedere aiuto, riconoscere un bisogno ed entrare in intimità con l’altro, tale è la paura di essere invasi e di perdere se stessi. Si tratta di bambini non visti e non confortati nei loro bisogni più intimi nella loro infanzia.

3) Preoccupato vs preoccupato: è tipico di storie caratterizzate da segnali e comunicazione ambivalente e da inversione dei ruoli: entrambi i partner, in questo caso, sono polarizzati e sintonizzati sui bisogni dell’altro e non sui propri, tanto da giungere a soffocarsi a vicenda e a non riuscire a soddisfare mai i propri bisogni di conforto.

4) Distanziante – svalutante vs preoccupato: è uno stile molto conflittuale, in cui i bisogni di entrambi i membri della coppia non vengono realmente soddisfatti. C’è un partner bisognoso e preoccupato che manifesta preoccupazione all’altro perché sa che i suoi bisogni di dipendenza non saranno mai soddisfatti, mentre il coniuge invece tenderà a prendere le distanze dall’altro e dai suoi bisogni di dipendenza perché percepirà come eccessiva tale richiesta.

Cambiare è possibile con l’aiuto di un professionista qualificato!

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