Accettare l’altro così com’è, è veramente un atto di amore;
sentirsi accettati significa sentirsi amati. (Thomas Gordon)

Efficace: Di persona che riesce a ottenere gli effetti che desidera, cioè acquisire delle modalità relazionali che permettono di garantire la crescita dell’autonomia, dell’ autodeterminazione ed attivazione delle risorse che ogni figlio possiede.

Quello che piu’ incuriosisce è la proposta di Gordon, noto psicologo umanista, di abbandonare i modelli educativi tradizionali, incentrati sul potere genitoriale per acquisire un nuovo modello di comportamento che fa proprie le tecniche operative dei consulenti e terapeuti professionisti. I genitori, come noto, sono abituati a pensare in termini di perdita o vincita oscillando tra una prassi educativa di potere (vince il genitore) ed una più indulgente (vince il figlio). Sia che il genitore s’imponga in modo autoritario, sia che adotti la classica formula del lasciar perdere, si preclude la possibilità al figlio di essere aiutati realmente superando problemi emotivi.
Secondo l’autore l’assumere un modello autoritario, soprattutto nel momento dell’emancipazione , come quello adoloscenziale, potrebbe sortire atteggiamenti d’insubordinazione e ribellione o promuovere un comportamento sottomesso, timoroso e nervoso che tenderà a ridurre le competenze sociali del futuro adulto. Una modalità permissiva che porta sistematicamente il genitore a cedere alla pressione del figlio, invece, condurrà il ragazzo fondamentalmente all’egoismo e all’egocentrismo, ritardando notevolmente il suo processo di crescita e d’assunzione di responsabilità. Entrambe questi modi, seppur di segno opposto, sono dunque diseducativi poiché, invece che rafforzare la capacità di autorealizzazione e responsabilizzazione proprie d’ogni individuo, pongono il ragazzo in una posizione inferiore rispetto la quale il genitore può esercitare un assoluto potere di controllo, giudizio e determinazione.

Quali variabili intervengono nello stile educativo ?

Il livello di Controllo: le richieste che i genitori fanno ai figli per integrarli nella famiglia e nella società, sollecitando comportamenti maturi, esercitando controllo e supervisione;
Il livello di Supporto: le azioni che favoriscono l’individualità, l’autoregolazione e l’affermazione di sé attraverso espressioni di sostegno e calore (vicinanza affettiva) e disponibilità a soddisfare bisogni e richieste del figlio.

Ogni bambino è in grado di reagire allo stile educativo ricevuto, ai fattori sociali, economici ed ambientali in modo molto diverso proprio perché è diverso il suo temperamento di base.

Stile educativo autoritario:
Lo stile autoritario prevede un elevato controllo ed una scarsa accettazione del bambino.
Il genitore che adotta questo stile: pretende l’obbedienza e non dà spiegazioni sulle proprie decisioni (regole assolute), è inflessibile e distaccato, usa intimidazioni e punizioni come unica forma di controllo, raramente loda o apprezza, esprime valutazioni e giudizi, esige rispetto per la tradizione e il duro lavoro, non accetta il figlio per quello che è e pertanto tenta di plasmarlo a seconda di un suo ideale, scoraggia il dialogo ed una comunicazione a due vie.
Il figlio che subisce uno stile autoritario potrebbe tendere al ritiro sociale, a stati ansiosi, alla frustrazione, ad una bassa autostima; potrebbe avere un comportamento estremamente ubbidiente e diligente, ma poco affettuoso e spontaneo. Le femmine solitamente sviluppano atteggiamenti di dipendenza e dimostrano poca motivazione rispetto agli obiettivi. I maschi possono manifestare tendenze aggressive e provocatorie nei confronti dell’altro, dando origine a problemi di condotta e sociali.
I bambini cresciuti da genitori autoritari non sono incoraggiati a esplorare e agire in modo indipendente, ad imparare a conoscere i propri limiti e standard personali; viene insegnato loro ad aderire in modo passivo e coercitivo alle richieste, ai valori ed alle aspettative della società.

Stile educativo permissivo/indulgente: fa poche richieste al proprio figlio. Si tratta di un genitore che ha aspettative basse nei confronti del figlio soprattutto in termini di maturità ed autocontrollo. Offre molto nutrimento affettivo ma spesso si relaziona al figlio più come amico che come figura genitoriale. E’ un genitore aperto al dialogo, affettuoso e reattivo ovvero in grado di soddisfare le richieste ed i bisogni del bambino senza però fornire molte regole e modelli di condotta.
La mancanza di richieste ed aspettative nei confronti del bambino così come la mancanza di confini chiari in casa (adulto/bambino) può far si che il figlio cresca senza un forte senso di auto-disciplina. Recenti studi rivelano che lo stile genitoriale permissivo si lega al consumo di alcol fra minorenni o ad altri comportamenti a rischio come l’uso di droghe, la cattiva condotta a scuola e la mancanza di motivazione del perseguire obiettivi personali (motivazione allo studio).

Ma cosa avviene durante l’adolescenza ? Parlare di adolescenza equivale a parlare di emancipazione dalla propria famiglia. L’adolescente compie dei tentativi , grazie anche al gruppo dei pari, per distanziarsi dalla cultura familiare.
Avvengono una serie di tempeste emotive, che il ragazzo deve affrontare, per differenziarsi dal genitore trovando fuori altre sicurezze. Il conflitto che si crea è quello del bisogno del cambiamento, quindi la tensione verso la crescita e la sofferenza per dover abbandonare le sicurezze avute fino a questo momento. Inoltre , in questa fase , il corpo dell’adolescente parla, urla la sua trasformazione fisica e psichica.
E’ proprio in questa fase, che l’adolescente, ad esempio, puo’ adottare atteggiamenti oppositivi, di ribellione nel tentativo di individuarsi e differenziarsi. Il primo compito del genitore , in questo momento potrebbe essere proprio di ascoltare quello che il corpo del figlio, trasformandosi, sta comunicando.
Il genitore, per contro, non comprende non solo gli atteggiamenti ma anche le scelte che il ragazzo compie perché sono totalmente opposte a quelle che lui farebbe.
La fatica del genitore è proprio quella di capire queste opposizioni cercando di influenzarle il meno possibile, ma mantenendo comunque il ruolo di adulto.
Anche l’adulto mette in questa fase la sua vita in discussione e il genitore deve trovare un nuovo equilibrio e fare i conti con la sindrome del nido vuoto.
Il presupposto per l’instaurarsi di un rapporto genitori/figlio positivo dovrebbe essere a favore di un contatto e di un legame di amore, di “ interesse, rispondenza, grado d’attaccamento emotivo chiaramente e precisamente delimitato” Un clima di comprensione, rispetto, accettazione che consenta al figlio di potersi fidare e identificare nell’altro.

E’ importante anche per il genitore rimanere autentico e non temere di mostrare i suoi sentimenti e le proprie emozioni . E’ il nostro esempio la migliore lezione che possiamo impartire a nostro figlio.

Accettiamoli per quello che sono, senza giudizio, rispettando i loro tempi e le le loro risorse.
Questa accettazione può essere esternata con il linguaggio verbale, con i gesti, con l’ascolto, attivo e passivo.

Per ascolto attivo s’intende il mostrare interesse e partecipazione anche con i messaggi non verbali a quanto viene detto . Ovvero, si utilizzano dei segnali che invitano a parlare.
Ma il piacere di ascoltare può essere espresso anche in modo verbale con un “raccontami com’è andata”, “parla pure, ti sto ascoltando”, “dimmi cosa pensi di questa cosa”, ecc. Nella pratica dell’ascolto è inoltre basilare soffermarsi sugli aspetti non verbali della comunicazione (CNV) che possono tradire contenuti emotivi non esplicitati verbalmente. Occorre cioè decifrare i sentimenti nascosti.
E’ un modo un po’ più direttivo, ma comunque esprime rispetto e considerazione. E’ una modalità empatica di entrare in relazione, come se si volesse entrare in contatto con le idee e le sensazioni dell’altro. Se un ragazzo si sente libero di esprimersi (e non giudicato, rimproverato, consigliato, minacciato e via dicendo) riesce a parlare di sé, dei suoi errori.

Per ascolto passivo s’intende, invece, una condizione nella quale ci si astiene dal parlare, non senza comunicare all’altro il piacere di ascoltare quanto egli sta dicendo: lo si può fare con un sorriso, con uno sguardo, ecc.
Gordon, consiglia di evitare le ‘Dodici risposte tipiche’ : dare ordini, minacciare, fare prediche, consigliare, insegnare, giudicare, elogiare, ridicolizzare, interpretare, rassicurare, inquisire, minimizzare. Questi messaggi comunicano che il figlio non è importante, così come i suoi sentimenti.
Quando si è tentati di rispondere utilizzando una ‘risposta tipica’, Gordon suggerisce di mettersi nei panni dell’altro chiedendosi: come mi sentirei se volessi esprimere un’idea, un’emozione, un sentimento e l’altro mi rispondesse con un ordine, una minaccia, una predica, un consiglio ecc.?.

Un piccolo contributo di riflessione per aiutare noi genitori a scoprire i nostri errori e conoscere le possibili alternative, attraverso l’ascolto, la collaborazione e la gestione dei conflitti.

 

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