La libroterapia: perché può essere terapeutica?

Fin dall’antichità il testo scritto è sempre stato utilizzato per veicolare conoscenza in ottica educativa. Leggere, infatti, aiuta la memoria a fissare i concetti più salienti e complessi; ma c’è qualcosa di più nella lettura: se il testo racconta una storia avvincente, emozionante o toccante è in grado di suscitare nel lettore profonde emozioni. Quando leggiamo una storia che ci piace o che ci sembra interessante, sentiamo di star “dialogando” con il testo: impariamo a vedere le cose da un diverso punto di vista, spesso ci immedesimiamo con uno dei personaggi e ci ritroviamo a chiederci cosa faremmo nella sua situazione. La lettura ha spesso, quindi, una funzione catartica. Leggendo non siamo soli, ma in compagnia di tanti eroi o antieroi che accompagniamo per un tratto della loro storia. Tutto questo ci fa riflettere su noi stessi, ci fa provare un’ampia gamma di emozioni e sensazioni; qualche volta ci sentiamo addirittura spinti a visitare posti sconosciuti o a provare nuove attività.
Un percorso o un laboratorio di libroterapia aiutano a imparare a leggere in maniera più consapevole e non con il solo scopo di divertirsi o apprendere, ma di approfondire la conoscenza di sé stessi. Un gruppo di libroterapia, in cui si discute liberamente ma sempre con rispetto, di ciò che si è letto favorisce la crescita personale e l’apertura verso altri punti di vista sul mondo. È scambio proficuo di opinioni e vissuti che aiutano a crescere, in ottica trasformativa.
Dunque la lettura può essere terapeutica? Sì, perché attraverso le storie che leggiamo parliamo della nostra storia e delle nostre emozioni.

Per percorsi individuali e di gruppo

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Foto di Ravi Kant da Pexels