LITIGI D’AMORE

Zeus ed Era erano entrambi figli del terribile dio Crono, che ingoiava i figli in fasce, e di Rea, che, disperata perché il marito uccideva tutti i loro bambini, riuscì, infine, a salvare il piccolo Zeus tramite un’astuzia (gli fece ingoiare un sasso al posto del piccolo). Zeus, dunque, crebbe forte e intelligente sotto la protezione della madre e riuscì finalmente a liberare Era e tutti gli altri fratelli e sorelle vendicandosi del padre. Il giovane Zeus finì per innamorarsi follemente della sorella maggiore Era, quindi ne fece la sua sposa e insieme governarono tutti gli altri dei dell’Olimpo. Zeus ed Era ebbero quattro figli: Ares, dio della guerra, Ebe, dea della giovinezza, Efesto, dio del fuoco e Ilizia, dea del parto. La coppia reale dell’Olimpo ebbe sempre una vita coniugale movimentata, fatta di litigi e vendette a causa dei ripetuti tradimenti di Zeus e della furiosa gelosia di Era che colpiva tutte le malcapitate amanti del marito fedifrago. Se Zeus era il dio più potente, il re dell’Olimpo, Era fu sempre considerata la dea del matrimonio e la protettrice della vita familiare.

L’antico mito della coppia più litigiosa e conflittuale dell’Olimpo ci fa sorridere, ma ci porta anche a riflettere su quanto accade spesso nella vita quotidiana delle coppie. E’ proprio vero che le coppie che confliggono spesso e apertamente sono più infelici delle coppie più “tranquille”? Litigare frequentemente, trovarsi su posizioni opposte può essere un indicatore del fallimento del rapporto? Come sempre, le risposte generalizzanti non possono che banalizzare dinamiche anche molto complesse; tuttavia si può affermare che la frequenza dei litigi e dei conflitti di per sé non indica necessariamente l’infelicità della coppia. A primo impatto, questo può sembrare strano, perché siamo abituati a pensare alla coppia ideale come a quella delle favole: il principe e la principessa che, inizialmente osteggiati da parenti o rivali, dopo mille traversie si uniscono finalmente in matrimonio e vivono “per sempre felici e contenti”, cioè in perfetta serenità e armonia fino alla fine dei loro giorni. Questo ideale di rapporto di coppia non è chiaramente realistico, anche se spesso viene alimentato sia dai media (un certo tipo di cinema e di televisione, un certo tipo di narrativa ecc.) che dalla pubblicità (la “famiglia perfetta” che tutte le mattine condivide il rituale della colazione, la coppia giovane e danarosa che vive vacanze da sogno ecc.). Le coppie, anche se con frequenza diversa, confliggono abitualmente e per motivi che possono essere i più svariati, da quelli apparentemente più banali o più futili, come chi deve occuparsi di alcune mansioni domestiche poco gradite a entrambi, cosa fare nel weekend o dove andare in vacanza, a questioni più spinose e delicate come quante volte andare a pranzo o a cena dai parenti, fino questioni che possono essere particolarmente serie e urgenti da affrontare, come quelle che riguardano l’andamento economico familiare. Tra i motivi di disaccordo che possono sfociare in un aperto conflitto rientrano tutti quelli che riguardano l’educazione dei figli e l’essere genitori. Stranamente, è comune pensare ai litigi di coppia come a qualcosa che viene scatenato di solito dalla gelosia o dal tradimento di uno dei due partner. E’ importante, a questo punto, fare una distinzione tra “litigio” e guerra”; una discussione condotta attraverso un tipo di comunicazione efficace e rispettosa dell’altro, delle sue opinioni e dei suoi sentimenti ed emozioni non può che far bene a entrambi i membri della coppia, perché in tal modo ciascuno ha la possibilità di esternare il proprio punto di vista e di ascoltare quello dell’altro, nell’ottica anche di trovare una possibile soluzione, un compromesso tra i diversi bisogni e i diversi desideri che sono emersi affrontando la questione. Per “guerra” qui intendiamo un litigio i cui toni si fanno esageratamente accesi e veementi, durante il quale non c’è più la volontà di dialogare con l’altro e di affrontare il problema per cercare di risolverlo, ma semmai emerge la volontà di prevaricazione, il far valere il proprio punto di vista a tutti i costi e oltre ogni ragionevolezza. Insulti, offese personali, sarcasmo e parole volgari possono soltanto inasprire i toni del litigio e non giovano certamente alla risoluzione della difficoltà, né tantomeno al ritrovare equilibrio e serenità. Litigare, quindi, non è necessariamente negativo, bisogna, però, imparare a farlo in maniera matura e concretamente costruttiva, in modo che la coppia possa evolvere e riprendere il suo percorso di crescita. Confliggere in maniera positiva è necessario quando punti di vista e idee sono diametralmente opposti e apparentemente inconciliabili: tenersi tutto dentro, “portare il buon per la pace”, come si suol dire, soprattutto su questioni importanti o che ciclicamente si ripetono, alla lunga è una strategia che non paga perché non fa che spostare il conflitto più avanti nel tempo, col rischio che “esploda” proprio come una bomba. Ciò vale per ogni rapporto, a maggior ragione per una relazione di coppia in cui, soprattutto se c’è una convivenza, i motivi di disaccordo possono essere molti. La comunicazione nella coppia deve essere il più possibile orientata all’ascolto e alla comprensione dell’altro e di sé stessi, per evitare tutti quei “non detti” che realmente possono inquinare la relazione e la vita quotidiana di entrambi, con il risultato di allontanare i due partner l’uno dall’altro e impoverire il rapporto, fino a renderlo un fardello.

Per chi sente di necessitare di un supporto sia individuale che di coppia, la terapia sistemico-relazionale è in grado di offrire un valido aiuto nella ricerca di un modo di comunicare efficace ma rispettoso e accogliente.

Riferimento bibliografico:

Calcinai, B. & Savelli, L. (2021). Pensieri quasi quotidiani di una Psicologa sulla famiglia. Wondermark (reperibile su Amazon).

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