Il messaggio che l’autrice intende dare con questa storia d’amore è per milioni di donne , che pur vivendo un’amore insoddisfacente, non riescono  a liberarsi dal proprio “principe azzurro“. I legami  instaurati non  sono veri , poiché i protagonisti vengono vissuti e visti solo per soddisfare i nostri bisogni irrisolti.

Il punto di partenza per comprendere la realtà, secondo l’autrice, è proprio quello di accettare il fatto che non possiamo amare nessuno più di quanto amiamo noi stessi, e se lo accetteremo non saremo mai troppo vecchi perché ci accada una favola.

La favola diventa il modo per conoscere un’altra realtà, quella vera. La protagonista, Victoria, “una tenera principessina dai capelli dorati, fermamente convinta che prima o poi le favole si avverino” vive una serie di avventure e di incontri che le consentiranno, alla fine del suo percorso, di rendersi conto quanto sia importante ascoltare ciò che le suggerisce il cuore.

Diventa fondamentale la riflessione, come un momento dedicato a se stessi, che consente di distaccarsi dall’immaginario-reale crudele per creare un reale immaginario sincero ed adattabile al proprio modo di essere e di sentire.

Nata in una famiglia reale, con un padre ed una madre rigidi ed ossequiosi del codice reale, fin da piccola, alla principessa non viene permesso di fare quello che le piace.

Non può parlare della sua amica immaginaria, Vicky, (nella metafora possiamo intravedere la contrapposizione tra razionalità vs emotività. L’amica, che ha il difetto di uscire nei momenti intensi da un punto di vista emotivo “rappresenta” effettivamente il modo di sentire gli accadimenti della principessina stessa.), non può cantare, ballare, giocare con il suo cane, ma solo comportarsi secondo le regole del codice reale, la cui copia, le viene regalata in occasione del suo ottavo compleanno.

Dedita solo ed esclusivamente alla formazione, è proprio nella biblioteca dell’Università Imperiale che incontra il suo principe azzurro. Egli è venuto a “salvarla”. “Il suo sorriso era così caldo che avrebbe potuto sciogliere una montagna di neve prima ancora che avesse toccato terra. Quale visione dall’aspetto così virile, dai capelli corvini e le spalle ed il petto ampi, era forse ciò che aveva aspettato per tutta la vita?” (pag.42).

Quale miglior lieto fine se non quello di sposarsi con il suo salvatore? “Io amo il mio principe, e lui ama me. Saremo ancora più felici quando saremo in tre“. (pag.61).

Ma non è tutto oro ciò che luccica, e dopo poco tempo quello che lei definisce il Dott. Sorriso si trasforma anche in Dott. Nascosto. Con il marito si ripropongono tutte quelle dinamiche che lei viveva con la sua famiglia. Egli, cerca di crearle attorno una condizione irreale, meravigliosa da un punto di vista materiale, ma soffocante da un punto di vista della libertà. Di nuovo, alla principessa non le viene permesso di fare niente che fuoriesca da certi canoni reali. Ma a prescindere dalle attività, quello che balza agli occhi del lettore è nuovamente il ripetersi di una situazione di estremo controllo, che inizialmente sembra che a lei serva, per non crescere, ed assumersi certe responsabilità.

Mentre la principessa Victoria continua a vivere la sua storia sul doppio versante: Sorriso-Nascosto, non riesce se non dopo lungo tempo a staccarsi da lui. È sempre pronta a giustificare ed a comprendere le reazioni estreme del marito. “Combatterò contro di te (riferendosi al Dott. Nascosto che si presenta sempre più di frequente) fino alla morte pur di riavere il mio Dott. Sorriso. “il suo avversario piegò la testa all’indietro e disse: tu? Combattere contro di me? Una cosina così fragile e delicata come te… che ha paura della propria ombra, incapace di fare qualsiasi cosa…” (pag.73).

Ben presto, il suo principe azzurro tanto desiderato e voluto, inizia a non piacerle più. “Le parole possono colpire con la stessa intensità di un pugno…ed infatti anche se erano invisibili lei aveva su di sé le cicatrici che dimostravano l’esattezza di tale affermazione” (pag.111).

Giorno dopo giorno la principessa si sforza in tutti i modi di essere perfetta, per evitare qualsiasi tipo di reazione da parte del marito, ma i suoi sforzi non sembrano però modificare i rapporti con il signor Nascosto, che cerca in ogni modo un pretesto per arrabbiarsi.

L’amore far star bene, in caso contrario se soffri più spesso di quanto sei felice, non è amore, ma qualcosa di differente che ti tiene intrappolata in una sorta di prigione, e che ti impedisce di vedere la porta verso al libertà” (pag.129).

Victoria anche se non consapevole di quanto provato nei confronti del marito,se amore od altro, inizia ad avere un’unica certezza, quella di non voler tornare più in quella prigione, dove la sofferenza le risulta ormai insostenibile.

Un altro personaggio è presente in tutta la favola, il gufo. “Lascia che mi presenti. Sono il dottor Henry Herbert Hoot, ma gli amici mi chiamano Doc”. (pag. 32).

Sarà proprio lui a condurla verso un luogo, quello del salvataggio. Un viaggio che le consentirà di arrivare al tempio della verità. Non sarà un’impresa facile, anzi la principessa sarà messa a dura prova, incontrerà ostacoli ed impedimenti. Tutto questo le consentirà, comunque di mettersi in gioco e forse per la prima volta inizierà ad aver fiducia in se stessa, piuttosto che appoggiarsi agli altri, iniziando ad acquistare quella maturità tanto temuta e rifiutata nel corso degli anni.

Alla fine della sua favola, quando si sarà girata indietro milioni di volte, dubbiosa sulla sua scelta per aver lasciato il marito e la famiglia, sentirà delle parole: “credi, credi, credi…” ed una canzone: ” le favole possono davvero realizzarsi” e quella musica non proverrà dall’esterno ma bensì dal profondo del suo essere. Quale miglior lieto fine (oppure inizio?) per un cammino intrapreso con l’esigenza di conoscersi a fondo ed imparare a distinguere quello di cui effettivamente abbiamo bisogno?

Marcia Grad
La Principessa che credeva nelle favole
Piemme, Alessandria, 1998.
Euro 12,90