Chi sono i bambini definiti “onnipotenti”?

Sono quei bambini che hanno imparato a decidere, organizzare e dettare le regole della vita familiare e quella dei loro genitori.

Ci possiamo chiedere che tipi di genitori sono, quelli di questi bambini. Secondo Giuliana Ukmar, potrebbero essere definiti “disimpegnati”, ovvero genitori che permettono ai loro figli di fare quello che vogliono, perché è più semplice, meno faticoso. Sono genitori che non hanno voglia di “perdere tempo ed energie” per farsi obbedire dai propri figli piccoli.

L’onnipotenza dei figli è, quindi, generata dall’atteggiamento poco impegnato dei genitori. I figli non nascono onnipotenti e non sanno, perché troppo piccoli ed impreparati, cosa sia giusto o sbagliato, cosa sia utile o necessario fare, per esempio, a che ora sia più opportuno andare a letto, cosa e quando è meglio mangiare, come vestirsi in maniera adeguata alla stagione, ecc.

Spesso queste famiglie arrivano in terapia, perché il figlio manifesta un sintomo (enuresi, balbuzie, ansia, alimentazione selettiva, paure eccessive ecc.)

Bisogna sempre tener bene in mente che il bambino non è un adulto in miniatura, non ha un bagaglio di esperienza che gli permette di sapere cosa è opportuno fare oppure cosa è opportuno scegliere in una determinata situazione: sono gli adulti a doverlo fare per lui. Crescendo, anche grazie agli esempi offerti dai genitori e dalle altre figure di riferimento, imparerà gradualmente a responsabilizzarsi e a scegliere in autonomia.

Secondo l’Autrice, se consentiamo ai bambini piccoli di scegliere al posto nostro, limitiamo la loro capacità di esplorazione e di conoscere il nuovo. Per esempio, un bambino di 3 anni che decide in autonomia cosa vuole mangiare per cena, sarà sempre orientato a scegliere cose a lui note (pasta al pomodoro oppure al burro) non opterà mai per un piatto di tagliolini alle verdure, perché non sa nemmeno della loro esistenza! Il bambino sceglie quello che conosce,

Possiamo anche domandarci: perché i bambini ci mettono alla prova?

Spesso le richieste dei bambini hanno lo scopo di mettere alla prova i genitori, per sapere fino a che punto spingersi e poter sentire un NO.

Il NO assertivo e definitivo ha un grande valore ai fini educativi: crea confini entro cui potersi muovere, fornisce sicurezza e consente di far sperimentare al bambino la frustrazione di un bisogno non soddisfatto. Quando il bambino sperimenta la frustrazione fa un’altra importante scoperta: impara a gestirla, entra in contatto con le sue risorse e farà un’esperienza positiva che potrà replicare tutte quelle volte che nella vita che si sentirà frustrato.

Ricordiamoci che fornire delle regole è necessario; esse hanno una grande utilità nel corso dello sviluppo e devono possedere le seguenti caratteristiche:

– Devono essere decise dai genitori;

– entrambi i genitori devono essere d’accordo oppure devono trovare un punto di vista condiviso e mediato;

– devono essere coerenti e stabili;

– devono poter essere modificate in base allo sviluppo evolutivo del bambino.

Non sarà facile ottenere obbedienza e rispetto, così all’improvviso, soprattutto se i bambini in famiglia sono abituati ad essere onnipotenti: farsi obbedire da un bambino di 3 anni è più facile rispetto ad un ragazzo di 15, ma i genitori devono comunque impegnarsi e ricostruire la loro credibilità e, soprattutto, devono essere coesi e pronti a far fronte comune per intraprendere il percorso che porta ad un cambiamento.

Attenzione! Come sarà possibile togliere un bambino di 4 anni dal letto matrimoniale, se quel bambino serve alla coppia come alibi per non stare insieme e ritrovarsi nella propria intimità? Serve molta consapevolezza delle proprie dinamiche di coppia e molto impegno per riprendere da “dove ci eravamo interrotti”.

 

Tratto da” Se mi vuoi bene dimmi di no” di Giuliana Ukmar