RIFLESSIONI SULLA GENITORIALITA’ ADOTTIVA

Il percorso è stato lungo, difficile, irto di ostacoli che a tratti sembravano insuperabili. La meta appariva sempre più lontana, ma la determinazione ha portato la coppia dov’è adesso. Finalmente il desiderio sta per concretizzarsi: non più un sogno da accarezzare, ma un evento reale, di cui prendere atto e da vivere in tutte le sue sfumature. L’uomo e la donna stanno per diventare genitori di un bambino a lungo sospirato, profondamente ricercato e voluto… Finalmente è giunto il momento in cui lo vedranno, lo abbracceranno e lo renderanno parte della loro piccola famiglia…

Molte coppie, anche giovani, desiderano intensamente uno o più figli per completare il proprio nucleo familiare, ma, per motivi di sterilità di uno dei due membri della coppia non riescono a procreare. Ecco che allora l’adozione di un bambino può presentarsi come la soluzione per soddisfare il potente desiderio di diventare genitori. In chi desidera mettere al mondo un figlio, venire a conoscenza della propria sterilità può comportare tutta una gamma di emozioni negative, dalla rabbia, all’incredulità (“perché proprio a noi, a me? Siamo giovani e sani…) al dolore e alla vergogna per “qualcosa che non va” da dover comunicare alle famiglie d’origine. Generalmente, l’infertilità è vissuta in maniera diversa dall’uomo e dalla donna, dove l’uomo sperimenta spesso un senso di inferiorità, come se la sterilità fosse indice di una minor prestanza sessuale, mentre nella donna è possibile riscontrare una deflessione del tono dell’umore con conseguente calo del desiderio nella sfera sessuale. Sul piano della coppia, è invece possibile che venga sperimentato un momento di crisi che può rimettere in discussione i ruoli e l’immagine della famiglia. L’adozione di un bambino può dunque presentarsi come una soluzione e rispondere ai bisogni più intimi degli aspiranti genitori. Il processo di adozione è però un percorso complesso che, per tutto ciò che comporta in termini di tempo, aspettative, iter burocratici, invadenza della propria privacy ecc. può provocare nei due partner tensione e ansia. Inevitabilmente fioriscono molte aspettative sul bambino immaginato e di cui non si sa niente: quale sarà il suo aspetto, quanti anni avrà, qual è la sua storia precedente all’adozione ecc. Queste aspettative che si formano lungo il processo di adozione possono trasformarsi in immagini molto vivide che però dovranno poi fare i conti con la realtà, quando il bambino a lungo desiderato, immaginato e sognato diventerà un bambino in carne e ossa, con le sue caratteristiche specifiche, i suoi bisogni e la sua storia pregressa.  Può essere forte nella coppia di genitori adottivi il desiderio di ignorare la storia del bambino precedente al momento dell’adozione, quasi a voler segnare qualcosa di più di una ripartenza, quasi una seconda nascita che segni il suo definitivo ingresso nella nuova famiglia che lo accoglie, ma occorre tener presente che una buona integrazione della pregressa storia del figlio adottivo con quella attuale è fondamentale per lo sviluppo dell’identità del bambino. Ognuno di noi ha un passato alle spalle e sono proprio le nostre esperienze che contribuiscono a renderci ciò che siamo, perciò, anche nel caso di figli adottivi, è necessaria una lettura del passato, che in questo caso può essere una rilettura secondo una diversa prospettiva, che renda possibile amalgamare ciò che è stato con ciò che è, al fine di ottenere una narrazione il più possibile coerente e senza strappi. Importante risulta anche per i due genitori adottivi non dimenticare il proprio passato di “coppia infertile”, la propria storia di coppia, con il suo portato di sofferenza, incertezza e ansia, che ha condotto alla decisione d’intraprendere l’iter dell’adozione, affinché questa parte della storia familiare non si trasformi in un segreto, in un non detto, che finirà per incidere sulla relazione che instaureranno con il figlio adottivo. L’accoglienza in seno alla famiglia di un figlio adottivo è occasione di crescita e sviluppo per tutto il nucleo familiare, che è chiamato a ristrutturare la propria storia e la propria narrazione degli eventi.

Decidere di adottare un bambino è qualcosa di profondamente delicato e importante per tutte le parti coinvolte, è perciò, necessario l’instaurarsi di un rapporto di fiducia e confronto con tutta l’équipe che segue il lungo processo. 

Riferimento bibliografico:

Kaneklin, L.S. (1995). Adozione e affido a confronto: una lettura clinica. Milano: Franco Angeli.

Minuchin, S. (1976). Famiglie e terapia della famiglia. Roma: Astrolabio.

Per consulenze e appuntamenti:

e-mail: studio@barbaracalcinai.it 

cellulare: 328 762 3328

 Immagini Pexels