Gli adolescenti e i compiti

 L’aria assente e la “testa tra nuvole” sono molto frequenti in questa fase dello sviluppo. Dietro un apparente atteggiamento di disinteresse può esserci, però, una sconosciuta sofferenza psicologica. È, quindi, importante non svalutare e criticare il ragazzo. L’adolescente è in continua evoluzione e in continua oscillazione tra il bisogno di autonomia e quello di protezione. Atteggiamenti svalutativi e di critiche, oltre a non essere funzionali sono dannosi per il suo precario equilibrio. La difficoltà di concentrazione che i ragazzi possono avere è il segnale che l’energia psichica che loro possiedono è investita in altri compiti. La mancata concentrazione e l’aria assente possono voler significare che il ragazzo sta utilizzando le sue energie per i cambiamenti emotivi che avvengono a livello profondo. I compiti scolastici spesso diventano un terreno di scontro con i genitori, per l’adolescente che si ribella è un modo di ricercare l’autonomia e in tal modo sperimenta la sua indipendenza. Se i conflitti e gli scontri sono frequenti, la provocazione nei confronti dei genitori potrebbe essere quella di “portare a casa voti bassi” per mostrare di essere ribelle e indipendente. E’ come se dicesse: “Possono portarmi via la tv e la mancia ma non i miei brutti voti…” Secondo Ginnot, non serve assumere né un atteggiamento severopermissivo perché entrambe le modalità rinforzano atteggiamenti svalutativi.

Come comportarsi allora?

È consigliato rivolgersi a un altro adulto che segua il ragazzo nel suo percorso scolastico. Quando un figlio si sente “autorizzato” a sperimentarsi come individuo allora comincia ad assumersi le proprie responsabilità.

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