I Bisogni dei Genitori 

In alcuni momenti i figli possono infastidire, disturbare e frustrare i genitori. Ogni padre e madre deve imparare a gestire il comportamento del figlio, soprattutto quando questo interferisce, negativamente con i propri bisogni. Spesso , i genitori consentono ai figli di posizionarsi in primo piano rispetto a tutti gli altri membri della famiglia; in questo modo i figli imparano a pretendere che i  loro bisogni siano soddisfatti per primi,  diventando  quasi noncuranti dei bisogni  altrui . Sono  quei genitori che si lamentano di avere figli ingrati  ed egoisti, che poco contribuiscono  ai compiti in casa e che non  aiutano nelle nelle faccende domestiche. 

Cosa si può fare per comunicare ai  figli i nostri bisogni come genitore?

Occorre trovare un modo in cui si può parlare, favorendo l’ascolto  dei nostri sentimenti .

Le capacità comunicative richieste sono diverse a seconda di chi appartiene il problema. 

Se il problema appartiene al genitore, l’unica alternativa possibile, che consente di attuare un cambiamento è  quella di modificare se stesso. 

Ad esempio quando il figlio del Signor Verdi , lascia tutti gli oggetti sparsi in  casa e questo è inaccettabile per il Signor Verdi,  il problema è suo. Può parlare al figlio  dicendogli che non sopporta quel comportamento, oppure può trovare un’alternativa per modificare il comportamento del figlio  o sperare  che  con il tempo il  figlio  possa cambiare .

Ci sono dei metodi inefficaci per comunicare ai figli che il loro comportamento interferisce negativamente con la vita dei genitori. 

 A) inviare messaggi risolutivi:  sono messaggi che contengono ordini, minacce, morali, consigli ecc . Vengono inviati  tutte le volte che i genitori, invece di aspettare che siano i figli ad attuare un comportamento, inviano verbalmente una soluzione . Sono   delle risposte che comunicano come pensiamo che quel certo  comportamento debba essere fatto. 

Quali possono essere le risposte del figlio alle nostre risposte risolutive?

 1 ) il figlio oppone resistenza perchè gli  si dice che deve fare. 

2) inviando una soluzione   si comunica che non crediamo in lui e nelle sue capacità

3) inviando  una soluzione si comunica che  i nostri bisogni sono più importanti dei suoi. 

Di fronte ad una persona diversa da nostro figlio, ci limiteremo a dire come si sentiamo rispetto a quel comportamento, supponendo che  egli sia abbastanza maturo, da poter sapere come comportarsi.

Esempio: “non appoggiare i piedi su quella sedia” Questa frase di fronte ad un estraneo o un  amico non la  diremo mai. 

Comunicheremo  invece come si sentiamo di fronte a quel   comportamento. 

 Ad esempio: la sedia è nuova, si potrebbe graffiare se sopra appoggi i piedi con le scarpe. 

B)  inviare un messaggio di  disapprovazione: sono messaggi che contengono il giudizio, la critica ed il rimprovero. Presuppongono un’interpretazione da parte del genitore, una diagnosi sul comportamento che viene definito  errato   e manifestano la  voglia di differenziarsi rispetto al figlio. I messaggi di  disapprovazione detti con lo  scopo di sminuire, sottolineando le mancanze, attraverso giudizio fanno sentire il  figlio  inadeguato 

Quali sono le reazioni possibili a questi messaggi di  disapprovazione?

  1. I figli si sentono colpevoli e  pieni di rimorsi
  2. Sentono di non meritarsi un’ingiustizia
  3. Non si sentano amati
  4. Si oppongono e si impuntano   con  atteggiamenti   che infastidiscono il genitore
  5. Si mettono su un piano di competizione

I messaggi di disapprovazione hanno degli effetti devastanti sulla  concezione  del se e minano  il concetto di autostima. 

Metodi efficaci di confrontarsi con i figli

Il modo di parlare dei genitori può essere sicuramente migliorato prendendo coscienza del potere distruttivo che hanno messaggi di disapprovazione.

Thomas Gordon distingue messaggi, in prima e seconda persona.  

Se poniamo l’attenzione su come comunichiamo ai nostri figli, vedremo  che la maggior parte dei messaggi che  noi trasmettiamo sono in seconda persona, cioè rivolti all’ interlocutore.

Dobbiamo riuscire  a trasformare, il messaggio , da  seconda a prima persona.

Mi preoccupo, perché temo di non avere tempo 

Mi scoraggia, cucinare con tutto questo caos.

Il parlare in prima persona, consente al genitore  di porre l’attenzione su di sé e di  non attribuire la responsabilità al figlio. Ad esempio, se un genitore torna  a casa la sera ed è stanco  e non ha  voglia di giocare con il figlio, se pensasse in seconda persona, potrebbe attribuire la responsabilità al figlio dicendo che lui è una peste. Se invece ponesse  l’ attenzione su di sé si renderebbe conto di essere stanco e direbbe  che in quel momento non ha voglia di giocare con il proprio figlio. 

Potrebbe rivolgersi al figlio dicendo sono stanco. Questo consentirebbe al figlio di capire il suo sentimento e le sue emozioni.

Messaggi in prima persona sono più salutari sia per il genitore, sia per il figlio, perchè  attribuiscono un valore positivo alla loro relazione. Comunicare ad un figlio con sincerità quello che si  prova in quel momento è molto meno minaccioso rispetto a far credere che il suo comportamento è cattivo

Se  stiamo su ciò che proviamo è  difficile far passare all’altro il tema di giudizio.

“mi hai fatto male, non mi piace che mi si diano le botte “  è migliore e più  funzionale rispetto a “sei cattivo, non tirare le botte a nessuno.

Comunicare quello che si sente consente di creare una relazione trasparente, onesta  e  fiduciosa. Si crea quell’intimità che permette alle persone di essere autentici, veri e  di  sapere che possiamo  contare sull’altro. 

Thomas Gordon , Genitori Efficaci, Edizioni la Meridiana