LA COPPIA E LA CRISI

… Chissà perché all’inizio della loro storia tutto sembrava più semplice, più divertente e più appagante. Forse si trattava soltanto di uno scherzo della memoria e magari le cose erano sempre state così, eppure sentiva che in qualche modo la distanza che li separava si stava allargando, come una crepa nel muro. Qualche volta si ritrovava a pensare di essere sposata con un estraneo: dov’era finita tutta la complicità di un tempo? Ormai litigavano spesso, anche per motivi davvero futili e banali, se ci pensava se ne rendeva conto da sola che bastava un nonnulla per far scoccare la scintilla….

… Erano sposati da molti anni. I figli ormai erano grandi e in procinto di intraprendere la loro strada; il mutuo finalmente era stato saldato, la pensione non era più un miraggio così lontano: sembrava la congiuntura perfetta per iniziare una fase di vita meno stressante e più ricca di momenti speciali… E invece no, non sarebbe stato così. Lo sentiva. A voler essere onesti era come se lui e sua moglie si tollerassero a malapena: due quasi estranei che convivevano educatamente fintantoché una sciocchezza qualsiasi non veniva a turbare quel precario equilibrio e a far scoppiare la bomba! Quale sarebbe stato il loro futuro?

La concezione del matrimonio nella nostra società si è radicalmente trasformata nel corso della seconda metà del XX secolo: le persone hanno cominciato a desiderare di sposarsi soltanto spinte dall’amore e non più dalle pressioni familiari o dalle necessità economiche; le donne hanno iniziato a dividersi tra famiglia e carriera; gli uomini hanno cominciato a condividere con le compagne il fardello dell’educazione e della cura dei figli. Anche l’idea che il matrimonio sia “per sempre” è stata con il tempo scardinata, a favore del diritto di sciogliere un vincolo ritenuto opprimente e della possibilità di “rifarsi una vita”. Utilizzando le parole di Janet Belsky (2009, p. 375): “Questo mutamento di visione ha portato […] a quella che i sociologi chiamano deistituzionalizzazione del matrimonio. Questo termine indica che il matrimonio tende a perdere il suo carattere di “istituzione” – l’aspetto formale, pubblico, del rapporto di coppia – per trasformarsi in una scelta più personale e privata.” 

I matrimoni contemporanei, dunque, si fondano sull’amore romantico e, se non finiscono in una separazione o in un divorzio, possono durare anche molti anni, dato l’allungamento dell’aspettativa di vita dovuto ai progressi ottenuti in campo medico nel contrastare le patologie legate all’età avanzata. Ciò ci fornisce una prima risposta sul perché molte coppie dopo anni di vita matrimoniale tranquilla si trovano ad affrontare una crisi che può seriamente minacciare il rapporto, anche in assenza di tradimenti o di eventi traumatici. Soprattutto se i due coniugi si sono sposati piuttosto giovani, può avvenire che siano “maturati” a età diverse o che abbiano sviluppato interessi e passioni differenti da quelle del partner oppure che si siano avvicinati a credo politici o religiosi in antitesi con quelli del compagno o della compagna. “Crescere” per strade diverse può portare a perdere punti di contatto con il proprio partner, fino a farlo sentire quasi un estraneo. L’effetto è quello, sorprendente, di non riconoscere più la persona amata, come se avesse subito una metamorfosi repentina: in realtà, la trasformazione è stata graduale e non riguarda soltanto il nostro partner, ma anche noi, che nel tempo abbiamo fatto esperienze, positive e negative, che ci hanno modellato e che non necessariamente erano in linea con quelle del  nostro partner. 

Le aspettative iniziali quando comincia una storia d’amore importante sono positive ed entusiasmanti: il futuro non potrà che essere roseo e brillante, il partner è una sorta di eroe perfetto che ci completa, tutto sembra bellissimo. Si tratta, però, di una deformazione della realtà dovuta all’euforia dell’innamoramento; come riportano gli studi citati da Belsky (2009), la coppia solitamente vive la sua più intensa fase di felicità durante la luna di miele, ma i primi quattro anni di matrimonio sono cruciali per superare la danger zone che porta a separazione e divorzio perché il declino dell’entusiasmo legato all’innamoramento è rapido nei primi anni di convivenza. Ma se poi questo declino si arresta e si stabilizza, perché alcune coppie entrano comunque in crisi dopo molti anni di matrimonio nonostante l’apparente tranquillità della loro routine? Oltre alla risposta offerta più sopra possono esserci altri spunti di riflessione che merita prendere in esame. Occorre considerare che l’amore si trasforma nel tempo, che non rimane sempre uguale a sé stesso: l’amore romantico, fatto di passione e intimità potrà divenire, nel tempo, un amore vuoto, se subentra l’impegno (la convivenza, il matrimonio) ma passione e intimità spariscono completamente; oppure potrà diventare un companionate marriage (Belsky, 2009) se la componente dell’impegno andrà a unirsi a quella dell’intimità. Inoltre, alla base della buona riuscita di una relazione, della sua solidità e stabilità nel tempo, sta la capacità di entrambi i partner di comunicare tra loro in maniera sincera ed efficace; il conflitto, infatti, deve poter essere affrontato in maniera negoziabile. Infine, apparentemente banale, ma davvero importante per il buon funzionamento di un rapporto è la capacità di non dare mai per scontato il partner e le sue qualità, la volontà di riscoprire aspetti del nostro compagno o compagna che abbiamo sempre apprezzato o di trovarne di nuovi, che ci sono stati o ci saranno di supporto. E’ comunque fondamentale che la coppia ritagli degli spazi per la cura del proprio rapporto che siano lontani dai problemi lavorativi e familiari della routine quotidiana. Come ogni rapporto affettivo, infatti, la relazione di coppia ha bisogno di attenzioni e cure per poter crescere ed evolvere nel tempo.

Riferimento bibliografico:

Belsky, J. (2009). Psicologia dello Sviluppo 2 – Età adulta – Età avanzata. Bologna: Zanichelli Editore.

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