STORIE DI VITTIME E DI FANTASMI

… D’improvviso si era come volatilizzato nel nulla. Neanche un sortilegio avrebbe saputo fare di meglio! Pochi attimi prima chattavano, scherzavano, si scambiavano foto e adesivi divertenti, poi d’un tratto… puff! Scomparso! Non solo non rispondeva più a messaggi e chiamate, ma sembrava proprio che l’avesse “bloccata” ovunque: sulle app di messaggistica, sui social, sul cellulare… Cos’era successo? Perché improvvisamente questo silenzio glaciale e incomprensibile? Lei proprio non riusciva a capire perché era fuggito senza una spiegazione, una parola, una emoticon… Non riusciva a darsi pace, non riusciva a trovare una spiegazione a un comportamento così assurdo e si sentiva stupida per essersi fatta ingannare come una sciocca…

… Dileguarsi di punto in bianco sembrava la miglior strategia da attuare quando le cose cominciavano a farsi noiose, complicate o impegnative. Niente di più semplice nell’era dell’iper-connessione: un semplice click e si poteva sparire istantaneamente dalla vita di una persona. Molto comodo. Niente spiegazioni, niente recriminazioni, scenate o lacrime. Solo il silenzio, l’oblio.

Il fenomeno del ghosting (dal termine inglese ghost, “fantasma”) è stato “scoperto” nel 2015, dalla Psicoterapeuta statunitense Jennice Vilhauer, quando iniziò a ricevere nel suo studio di Los Angeles nel quale esercitava ormai da molti anni, pazienti che lamentavano un’estrema sofferenza per l’improvviso abbandono tramite sparizione dei partner (ma, anche se in misura minore, di amici e colleghi). Da allora il fenomeno è, purtroppo, diventato molto conosciuto per l’estrema frequenza con cui, nell’era della connessione di “tutti con tutti”, capita di essere lasciati senza nessuna spiegazione (e senza possibilità di ottenerne una). Il silenzio, il vuoto, assoluto e assordante sono tutto ciò che resta alla vittima, ignara dell’intenzione del partner di dileguarsi come nebbia. Fare ghosting, dunque, significa sparire, cancellarsi completamente e repentinamente dalla vita di un’altra persona senza neanche una parola un cenno. Il “fantasma” scompare lasciandosi dietro una scia di incredulità, sofferenza e disagio. La mancanza di una qualsiasi forma di comunicazione, infatti, impedisce alla vittima di “farsi una ragione” della fine del rapporto, lasciandola in sospeso, in una sorta di “limbo” rimuginativo che innesca un circolo vizioso di incredulità, frustrazione, dolore e sensi di colpa. “Cosa ho fatto di sbagliato?” e “Perché è sparito così all’improvviso senza neanche una parola?”, sono soltanto due delle domande senza risposta che una vittima di ghosting può finire per porsi quasi incessantemente, inasprendo così la sua sofferenza che non viene elaborata. L’elaborazione del dolore, infatti, non può iniziare se la storia rimane come “sospesa”. Alla sofferenza per la fine di una storia romantica, allora si somma questa mancanza di “fine definitiva”, ma, soprattutto il sentirsi socialmente rifiutati. Il silenzio, la sparizione improvvisa e neanche lontanamente immaginata è come se gridassero ai quattro venti: “Non ti meriti niente, neanche una parola di spiegazione. Non vali niente.” Questa è sicuramente la parte più difficile da sopportare per la vittima: essere oggetto di rifiuto sociale provoca, infatti un forte dolore, perché il rifiuto si trasforma nella vittima in un giudizio di valore sulla sua persona. Difficilissimo ribaltare il punto di vista e dirsi: “Qualsiasi sia il motivo per cui è sparito si tratta di un suo problema, non mio.”

A questo punto possiamo chiederci perché il “fantasma” si comporta in maniera così crudele con la sua vittima. E’ un narcisista perverso che “getta via” le sue prede quando non soddisfano più i suoi bisogni e i suoi desideri? E’ uno psicopatico che si diverte a far star male qualcuno di cui prima ha conquistato l’affetto e la fiducia? E’ un superficiale che non si rende conto di provocare una profonda sofferenza con il suo comportamento sconsiderato? Oppure è una persona che ha paura del conflitto e quindi si eclissa in silenzio per non dover affrontare discussioni e litigi?

Come sempre, anche in questo caso è impossibile fornire una risposta univoca. Il comportamento del “fantasma” può avere alla base motivazioni profondamente diverse. Quello che, comunque, le accomuna è che chi pratica ghosting, non riesce a gestire in maniera efficace il confronto, lo rifugge a tutti i costi, in qualche modo lo teme. Fare ghosting è, nel migliore dei casi, mettere in atto un comportamento infantile (il bambino che si nasconde perché sa di aver commesso una marachella e non vuole essere rimproverato) ed egocentrico (incapacità d’immedesimarsi nello stato d’animo della vittima), che può avere conseguenze anche serie sulla salute mentale delle vittime.

Allora che fare se si è vittima di un “fantasma” e non si riesce a passare “oltre” una storia sospesa? Rivolgersi a un professionista esperto di dinamiche di coppia è sempre la strada migliore per ritrovare la serenità e trovare la forza di ricominciare. Questa volta senza “fantasmi” all’orizzonte.

Riferimento sitografico:

https://www.newscientist.com/article/mg25433833-600-what-psychology-is-revealing-about-ghosting-and-the-pain-it-causes/

Per consulenze e appuntamenti:

cellulare: 328.7623328

e-mail: studio@barbaracalcinai.it

Immagini Pexels