IL SILENZIO DELLA SIRENA

In fondo all’oceano più cupo e profondo viveva un tempo una sirena che non si rassegnava a vivere l’esistenza che tutti si aspettavano avrebbe vissuto: un buon matrimonio con un tritone di rango adeguato, poi tanti piccoli tritoni e sirenette ad allietare la coppia e una bella casetta in fondo al mare. Ma la sirena ardeva per qualcosa di più: aspirava a vedere il mondo, anche quello di sopra; perciò, si sentiva diversa dalla sua gente e se ne stava in disparte e appartata, a sognare un futuro che sapeva non avrebbe mai avuto. Poi un giorno, durante una terribile tempesta che squassava cielo, terra e oceano, soccorse un giovane privo di sensi, certamente caduto in acqua da un veliero di passaggio forse colpito da un fulmine o da onde troppo forti. Compassionevole e sensibile, la giovane sirena lottò contro i flutti impazziti e riuscì dopo mille sforzi a portare in salvo il giovane ancora incosciente su una spiaggia dove poco dopo fu soccorso da un gruppo di belle giovinette guidate da un’intraprendente fanciulla dai capelli rossi. Tornata nel fondo dell’oceano, la sirena, ormai invaghitasi del giovane che aveva salvato, barattò la sua splendida coda di pesce per un paio di agili gambe umane con le quali avrebbe potuto correre alla ricerca del suo principe e mescolarsi tra le altre fanciulle terrestri. Dovette, però, donare la sua lingua alla strega che aveva compiuto il sortilegio in cambio… così, bellissima e muta, raggiunse lo sfavillante palazzo del giovane principe con il quale danzò tutta la notte senza, ahimè, poter proferire parola! Il principe, pur sentendo una forte attrazione verso quella bella fanciulla silenziosa, finì per donare il suo cuore alla giovane dalla chioma rossa che si professava sua salvatrice. La giovane sirena, senza voce e ormai senza la sua coda che le avrebbe permesso di tornare tra la sua gente, si lasciò cullare dalle onde del mare fino a trasformarsi in bianca schiuma.

La fiaba “La Sirenetta” di Hans Christian Anderson è famosissima e da sempre molto amata, non soltanto dai bambini. Riprodotta più volte sia in film, sia in musical che in cartoni animati, possiede a tutt’oggi un grande potere suggestivo. Possiamo chiederci cosa in una storia fiabesca come questa viene a far risuonare corde nascoste in profondità nel nostro animo. Le interpretazioni possono essere più di una: la sirena bellissima e inquieta che non si accontenta della vita che le si prospetta davanti può essere letta come un’immagine dell’adolescenza, con il suo bisogno di staccarsi dal confortevole ma soffocante mondo familiare per andare alla scoperta del più vasto mondo “là fuori”. L’adolescente, infatti, si ribella alle regole e alle “prescrizioni” dell’ambiente in cui vive e inizia una vera e propria moratoria che lo porterà alla scoperta delle sue vere inclinazioni e delle sue passioni; farà esperienze preziose che forgeranno la sua personalità e daranno forma ai suoi valori, che potranno anche essere diversi da quelli della famiglia di origine; troverà, infine, la sua strada, cosa che poi gli permetterà di riconciliarsi anche con le figure di riferimento primarie.

Un’altra interpretazione può leggere in questa fiaba una metafora della sofferenza di chi si sente “diverso” e incapace di appartenere totalmente a un solo “mondo”: la sirena di Handersen, infatti, è affascinata dal mondo degli uomini ma è anche consapevole che non potrà mai farne del tutto parte, così come non sarà mai sempre e soltanto una sirena che vive sul fondo dell’oceano. Sentire di non appartenere completamente a un ambiente, di essere in qualche modo un outsider può provocare estremo disagio e sofferenza nell’individuo, i cui sforzi per “diventare come gli altri” non potranno che essere votati al fallimento, essendo nient’altro che tentativi di mimetizzazione per sentirsi accettati da un gruppo, da un ambiente da cui ci si sente tenuti a distanza se non apertamente rifiutati.

Un’interpretazione più originale di questa struggente fiaba può essere quella che legge nel silenzio della sirena innamorata la sua incapacità di esprimere il suo mondo emotivo al giovane che ama. Nonostante, infatti, i due giovani avvertano il reciproco interessamento, la sirena non fa nessun tentativo di raccontare al giovane gli eventi che hanno portato al loro fortuito incontro, lancia soltanto sguardi e sorrisi. Più volte in questi articoli abbiamo sottolineato l’importanza della comunicazione non verbale per veicolare messaggi e, tuttavia, essa non è sufficiente quando ciò che dobbiamo narrare è intessuto di eventi, di avvenimenti il cui racconto può scongiurare un fraintendimento. La comunicazione efficace, di cui tanto si parla, dunque, ha molte sfaccettature: gesti, parole, espressioni, sguardi… tutti fondamentali ai fini dell’espressione del messaggio che vogliamo trasmettere al nostro interlocutore. Pensare che il nostro partner, il nostro amico, il datore di lavoro o anche nostra madre o nostro figlio ci “legga nella testa” e capisca al volo cosa vogliamo dire, cosa proviamo o come ci sentiamo senza esprimerci con chiarezza al riguardo è un errore di tipo egocentrico che tutti commettiamo frequentemente nella nostra vita quotidiana. Mantenere aperto il dialogo, chiaro e sereno, è sempre garanzia di miglior comprensione reciproca e appianamento dei conflitti.

Quando comunicare diventa un ostacolo insormontabile e si finisce per sentirsi impotenti come la sirena di Handersen è opportuno rivolgersi a un professionista qualificato, che ci aiuterà ad apprendere un nuovo e più efficace stile comunicativo.

Riferimento bibliografico:

Andersen, H.C., La Sirenetta e altri racconti, BUR.

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