La depressione nei giovanissimi: i Social ne sono la causa?

… Certo, ai suoi tempi non esistevano gli smartphone, né l’accesso alla Rete immediato, perciò era difficile da capire, eppure gli sembrava che suo figlio fosse sempre più chiuso e sempre meno motivato da quando aveva quel dannato aggeggio in mano tutto il giorno. Occhi sempre bassi sullo schermo, dita impegnate a fare scrolling… Chissà se almeno aveva degli scambi, dei dialoghi divertenti con altri ragazzi della sua età, almeno con i compagni di classe! Quando cercava di approfondire un po’, suo figlio si stringeva nelle spalle, borbottava qualcosa di incomprensibile e si rinchiudeva in camera sua, dove sicuramente accendeva anche la tv e la console. Suo figlio aveva soltanto undici anni: possibile che non avesse voglia di giocare al pallone con gli amici, di uscire, di fare tutte le innocue sciocchezze che di solito si fanno a quell’età?

Ragazzi impegnati in chat di messaggistica istantanea, a guardare reel e video sui Social, a “scrollare” il cellulare con sguardi annoiati e un po’ persi; ragazzi che camminano con gli occhi incollati allo schermo; che mangiano con lo sguardo fisso su un tablet; che trascorrono ore e ore impegnati a giocare con una console (da soli o online con altri ragazzi), che si scattano selfie con la faccia nascosta dal cellulare e il cappuccio della felpa sulla testa… sono immagini comuni, che qualsiasi genitore, insegnante, allenatore ecc. ha ben presente. Dobbiamo prendere atto che le nuove generazioni hanno sviluppato non soltanto un nuovo linguaggio infarcito di neologismi, ma anche un modo di comunicare tutto virtuale. Non è un caso che in alcune città spariscano anche le ultime discoteche rimaste aperte: il nuovo modo di divertirsi è smaterializzato; challenge (alcune pericolose) online; pubblicazione di foto, video e reel sui propri account social; giochi solitari allo smartphone oppure “di gruppo”, ma in rete; predilezione degli scambi sociali tramite app di messaggistica istantanea anche quando in presenza. Non è raro notare negli adolescenti, ma anche nei preadolescenti, una carenza di entusiasmo e motivazione che agli occhi di genitori e insegnanti appare come un segno di umore deflesso. Ma davvero l’utilizzo dello smartphone può incidere sui sintomi depressivi dei più giovani? Molto recentemente è stato pubblicato uno studio longitudinale di Nagata e colleghi (2025) che ha studiato la correlazione tra l’utilizzo quotidiano dei Social Media e lo sviluppo di sintomi depressivi nei preadolescenti di una coorte di 11.876 bambini, i quali all’inizio dello studio avevano in media 9.9 anni e al termine 12.9 anni. Dai risultati della ricerca è emerso che c’è un’associazione longitudinale tra l’aumento del tempo speso sui social e il successivo instaurarsi di una sintomatologia depressiva nei preadolescenti, a livello individuale. Tali risultati, sono in linea con quelli di altri studi che avevano trovato un’associazione tra l’utilizzo dei social media e la depressione (Twenge et al., 2018; Weigle & Shafi, 2024). Lo studio di Nagata e colleghi (2025) ha il pregio di essere longitudinale e di aver preso come campione preadolescenti diversi per provenienza demografica, ma trattandosi di una ricerca osservazionale, sono opportuni nuovi studi volti a indagare il rapporto tra utilizzo dei social e salute mentale nei giovanissimi.

Intanto possiamo chiederci cosa possiamo fare per i nostri figli, nipoti e studenti per arginare il rischio di sviluppare sintomi depressivi in relazione a un uso eccessivo dei social media. Proibire l’utilizzo dello smartphone è una strategia inadeguata e forse anche negativa, perché i moderni cellulari possono essere utilizzati in maniera intelligente dal ragazzo e, quindi, costituire uno strumento prezioso anche per lo studio. Anche proibire l’accesso a tutti social media può rivelarsi controproducente: non si può pensare di “tagliare” completamente fuori un preadolescente o un adolescente da quello che è il suo “mondo” relazionale senza provocare conseguenze significative (ulteriore chiusura; indisponibilità alla comunicazione con i familiari ecc.). 

Allora cosa possiamo fare?

Come sempre, la strategia migliore è offrire il buon esempio a casa: a cena, invece di proibire l’uso di cellulari e tablet, intavoliamo una conversazione interessante che coinvolga anche nostro figlio; nel weekend proponiamo attività che possano motivarlo; organizziamo con lui feste a tema a cui possa partecipare con gli amici; proponiamo letture di gruppo o cineforum con i compagni di classe.

E gli insegnanti?

A scuola va riscoperto il valore dello studio e della ricerca personale senza l’esclusivo utilizzo delle risorse online: proponiamo visite in biblioteca; stimoliamo la ricerca insegnando l’utilizzo delle fonti cartacee (enciclopedie, atlanti, riviste ecc.). Proponiamo laboratori di scrittura autobiografica e creativa. Imparare a “staccarsi” da cellulari, tablet e pc anche per quanto riguarda lo studio, favorisce nel ragazzo la scoperta delle sue risorse personali e può incidere positivamente sul suo senso di autoefficacia.

Riferimenti bibliografici:

Nagata, J.M.; Otmar, C.D.; Shim, J.; Balasubramanian, P.; Cheng, C.M; Li, E.J.; Al-Shoaibi, A.A.A. et al., Social Media Use and Depressive Symptoms During Early Adolescence, JAMA Network Open. 2025;8(5):e2511704. doi:10.1001/jamanetworkopen.2025.11704

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