prospettive sull’ADHD 

… Sei svogliato, pigro, indolente e maleducato! Non ti ricordi mai niente di quello che ti viene detto, neanche se te lo ripetiamo mille volte! E poi non ti sai organizzare nemmeno un po’: sei sempre in ritardo, per qualsiasi impegno; perdi un sacco di tempo, fai le cose a metà… inizi tante attività tutte insieme e non ne porti una a compimento… Che cosa dobbiamo fare con te? Non ti rendi conto di quanti problemi ci stai dando?

L’ADHD è un disturbo evolutivo, che il DSM – 5 TR pone tra i disturbi del neurosviluppo e che descrive come caratterizzato da un’alterazione nei livelli di disattenzione, disorganizzazione e/o iperattività-impulsività. La disattenzione e la disorganizzazione che l’individuo sperimenta comportano la sua incapacità di concentrazione su un compito specifico e la perdita di informazioni in ingresso a causa della disattenzione. Quando sono presenti, L’iperattività e l’impulsività comportano irrequietezza, incapacità di rimanere seduti, intrusione nelle attività altrui, incapacità di aspettare e scarsa tolleranza alla frustrazione. Il disturbo si protrae anche nell’età adulta, con ricadute nella sfera familiare, lavorativa e sociale dell’individuo. Esistono tre sottotipi di ADHD:

  1. Tipologia con disattenzione predominante;
  2. Tipologia con iperattività/impulsività predominante;
  3. Tipologia combinata – che presenta sintomi sia di disattenzione che di iperattività/impulsività.

Più diffuso tra i maschi che tra le femmine, l’ADHD non va confuso con l’essere pigri o maleducati. I bambini e gli adolescenti con ADHD possono apparire “difficili”, insofferenti alle regole e “intrusivi” ma bisogna sempre ricordarsi che il loro comportamento non è frutto di volontà: l’ADHD non è, infatti, la normale vivacità dell’infanzia, ma un disturbo che comporta difficoltà nella gestione delle routine quotidiane e delle proprie emozioni. Anche gli adulti con ADHD, pur mostrando generalmente meno sintomi di irrequietezza motoria dei più giovani, possono non riuscire a organizzare adeguatamente il lavoro, le faccende domestiche, gli appuntamenti, i compiti complessi.

Un approccio dimensionale all’ADHD invece che categorico, può essere utile per poter concretamente favorire lo sviluppo dell’individuo, cogliendone le caratteristiche peculiari, che sfuggono alla completa sovrapposizione alla descrizione della categoria diagnostica. Considerando l’ADHD come una condizione di vulnerabilità e non soltanto come un disturbo con un’etichetta diagnostica, è possibile accogliere i bisogni specifici dell’individuo come persona completa e non definita totalmente da una condizione. Parlare di condizione di vulnerabilità ci permette, quindi, di essere maggiormente inclusivi e di eliminare lo stigma patologizzante che circonda questa condizione. L’ottica della dimensionalità e della neurodiversità ci conducono verso un’accoglienza autentica dell’individuo e possiamo utilizzare quest’approccio, pur nel rispetto della diagnosi categoriale effettuata con il DSM-5-TR, per imparare a interagire al meglio con le persone con ADHD, a comprenderne e ad accettarne il “funzionamento”.

Riferimento bibliografico

American Psychiatric Association, 2023, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi

mentali –  DSM-5-TR, Raffaello Cortina Editore.

Per informazioni:

studio@barbaracalcinai.it 

Immagini Pexels