Bambino che piange

Il  sintomo che  significa circostanza ,  ha la funzione di segnalare un’anomalia, una disfunzione di un apparato o di un insieme di apparati. Il sintomo, in psicologia, assume varie forme di comunicazione leggibili mediante specifici codici di lettura. E’ un messaggio, codificato in un linguaggio  che il professionista può’ leggere ma  che può’ sfuggire  sia a colui che lo manifesta  sia a coloro che lo osservano.

In generale , puo’ manifestare un disagio, ovvero una condizione che pone il bambino e l’adolescente in una posizione di sofferenza,  piu’ o meno manifesta, piu’ o meno specifica , in cui  il ragazzo sperimenta difficoltà ( relazione con i genitori , con gli insegnanti, con la scuola ecc)

Si tratta di un messaggio in codice  che spesso resta inascoltato ma che invece è nato per comunicare e la sua valenza, la sua forza, la sua capacità energetica che per essere compresa  deve essere inserita  all’interno di un percorso, individuale e familiare. Il sintomo ha quindi una storia.

Piu’ il bambino è piccolo è piu’ difficilmente il messaggio espresso sarà di tipo verbale, spesso sono i  comportamenti  che parlano .

I sintomi  in alcuni casi  possono essere evidenti, come quelli più frequenti:

  • comportamenti aggressivi e irrequietezza;
  • mancato rispetto delle regola sia a casa che a scuola
  • disturbi del sonno
  • calo del rendimento scolastico
  • problematiche fisiche improvvise (mal di stomaco, mal di testa…)
  • comportamenti regressivi (pipì a letto, succhiarsi il pollice…)
  • fobie e paure
  • continui sbalzi d’umore e disturbi d’ansia 
  • persistenti difficoltà a separarsi dalle figure di attaccamento
  • disturbi tipo tic 
  • disturbi dell‘alimentazione
  • disturbi della condotta per l’adolescente
  • disturbi gravi dell’alimentazione per l’adolescente

Questi sono alcuni dei sintomi più ricorrenti, che dovrebbero subito allertare il genitore.

In altri casi invece, possono manifestarsi sintomi più mascherati e difficilmente riconoscibili, come  ad esempio una timidezza patologica, con progressivo isolamento sociale.

Le nostre esperienze infantili sono quelle che definiscono le nostre vite adulte, le influenzano e le condizionano. Diventano il riferimento presente e futuro per le relazioni con l’ambiente e con gli altri.  Ogni bambino che nasce, però ha una sua storia, una sua progettualità, che potrebbe essere anche diversa da quella che l’ambiente gli offre, ma deve per necessità adattarsi. Ha bisogno di amore e di cure , calore e sostegno, tanto che  se non riceve l’affetto potrebbe anche morire.

I figli ,  si trovano spesso costretti  a scegliere tra quello che l’ambiente gli offre e le loro  potenzialità, finendo molto spesso per “fare” quello che i  loro  genitori chiedono e si aspettano da loro, non seguendo appieno se stesso .

I genitori , a loro volta hanno vissuto la stessa dualità  tra la famiglia di origine  e   l’ambiente e  quindi  anche  le stesse ambivalenze.  Ad esempio, se un figlio, è cresciuto in un ambiente che privilegia i rapporti di dipendenza , sarà difficile per lui staccarsene senza particolari effetti e magari potrà provare quella che viene definita ansia da separazione. Sarà insopportabile per lui credere di potersi distaccare da qualcuno. Succederà se avverrà un grosso cambiamento , quasi “una rivoluzione ” e questa rivoluzione ha inizio con un percorso di cambiamento che ognuno di noi decide di intraprendere quando sente che il suo equilibrio è instabile .  Non è solo il supporto psicologico l’unica via di uscita.  Alba Marcoli, ad esempio parla anche di un ascolto attivo, attento, da parte dell’ambiente in cui il bambino vive, che  in alcuni casi, funzionare ancora meglio di una psicoterapia.

Gli adulti sono portati a credere che i bambini, solo per il fatto di essere piccoli , debbano essere felici .  Sicuramente,  un bambino possiede più’ risorse e più’ abilità di quello che gli adulti credono . ” allora, davanti ad un bambino che fa fatica a crescere, come se volesse restare piccolo, gli adulti che l’accompagnano potrebbero cercare di capire quale vissuto il bambino si porta dentro  e quale sia il tabù che non vuole infrangere crescendo ” . Il sintomo allora è la parte sana che ci guida e che aiuta non solo il bambino ma anche i genitori  perché insieme possono cambiare.  Il disagio,  ci sta segnalando un istinto vitale che prevale, ovvero ci indica che c’è un processo di ” interazione latente che sfugge alla nostra comprensione ” .

I genitori potrebbero impegnarsi nel trovare il senso del sintomo, coglierlo e non negarlo, incamminandosi insieme verso una strada nuova. Senza paura e senza negazione . 

Quello che Alba Marcoli propone , come aiuto ai bambini ed agli adulti, è  l’utilizzo delle fiabe come potente mezzo per scoprire il mondo interiore, al fine di riappropriarsi , ognuno delle proprie emozioni.