I principali disturbi alimentari sono:

– Anoressia Nervosa; per fare diagnosi servono tre caratteristiche:

– eccessivo controllo del peso corporeo,

– mantenimento di un basso peso corporeo e

– amenorrea.

– Bulimia Nervosa. Devono essere presenti:

– eccessiva valutazione e controllo del peso;

– abbuffate;

– atteggiamenti compensatori per ridurre la quantità di cibo e/o le calorie inserite (vomito, lassativi, digiuni ecc.).

– Disturbi da alimentazione incontrollata (BED) caratterizzati da ricorrenti e continue abbuffate senza condotte eliminatorie. La conseguenza è una Media / Grave obesità.

 

La gravità dei disturbi viene valutata in base all’indice di massa corporea IMC che si ottiene dividendo l’altezza per il peso.

Indici inferiori a 17,5 si riscontrano in pazienti anoressiche, indici superiori a 34 in pazienti mediamente obesi

In questi soggetti, l’unico o quasi pensiero giornaliero è rappresentato dall’alimentazione.

Immaginiamo una torta per 8 persone, divisibile in 8 spicchi (famiglia, lavoro, scuola, sport, teatro, amici, cinema, lettura): quella dei soggetti affetti da disturbi alimentari è divisa in 4 spicchi, di cui tre abbastanza contenuti (famiglia, lavoro oppure scuola) e uno immenso, quello dell’alimentazione. Non hanno quasi altri interessi, oltre a questo.

Possiamo arrivare a pensare che l’alimentazione per questi soggetti sia un pensiero ossessivo, grave e alla pari con altri pensieri ossessivi (gioco d’azzardo, shopping compulsivo ecc.).

A rendere ancora più complesso il fenomeno sono presenti altri tipi di pensieri, che influiscono e contribuiscono a determinare il disturbo alimentare:

1)Perfezionismo clinico: la tendenza a porsi standard molto elevati da vari punti di vista. Il bisogno è quello di essere sempre sotto tensione per raggiungere obiettivi, alcune volte eccessivi, rispetto alle normali energie e risorse che il soggetto possiede e questo può farlo incorrere in fallimenti. “Essere bravissimo” Essere il “migliore” “raggiungere un risultato top“.

2) Pensiero tutto o nulla, caratterizzato da una polarizzazione verso un estremo, nero o bianco. ” Oggi mi sono già abbuffata quindi posso continuare a farlo per tutto il giorno … ormai”

3) Attenzione selettiva: con un ‘eccessiva tendenza a valorizzare gli aspetti negativi della vita, piuttosto che quelli positivi.” Tutto quello che mi accade è terribile”.

4) Generalizzazione: consiste nel generalizzare un evento che capitato una volta, potrebbe non capitare più. “Se oggi siamo andati al mare e la macchina si è rotta, potrebbe accadere ogni volta”.

5) Autostima di sé molto bassa; si traduce in una lettura di sé in termini negativi e squalificanti. “Non sono buona a nulla”; “Sono un fallimento continuo”.

7) Intolleranza alle emozioni e difficoltà nel loro riconoscimento: è uno degli aspetti preponderanti dei disturbi alimentari.

Come reagiscono le famiglie di fronte a questi disturbi? Senza volerlo, apportano dei vantaggi a chi soffre del disagio.

Alcuni vantaggi particolari sono:

– aumento dell’attenzione;

– aumento delle cure;

– aumento della protezione.

I familiari sono coinvolti nel processo e possono essere loro una fonte di aiuto per attuare un cambiamento.

Occorre essere aiutati e sostenuti per capire come comportarsi e mettere ordine alla quantità di informazioni che ci sono e false credenze che circolano intorno a questi disturbi.

Cambiare è possibile!

Tratto da “Fuori dalla rete” a cura della Dott.ssa Fronza