L’ATTENZIONE NELL’EPOCA DELLA DISTRAZIONE

Il ragazzo risponde a un messaggio su una app di messaggistica mentre controlla i suoi profili social e nel frattempo naviga in rete dal suo PC. Ha le cuffie per ascoltare la sua musica preferita e la console che attende una nuova sessione di gioco; la tv, accesa ma silenziosa, proietta nella stanza le immagini di un film di azione…

La madre, in cucina, prepara la cena mentre con occhio distratto sfoglia una rivista e segue un quiz alla TV. Il padre, in salotto, parla al telefono con un collega mentre digita furiosamente qualcosa sulla tastiera del PC…

Viviamo in una società che ci bombarda di continui stimoli visivi e sonori che fanno a gara per attirare la nostra attenzione (basti pensare alle insegne luminose e ai cartelloni pubblicitari per strada, al cellulare che squilla in continuazione, agli scaffali colorati dei supermercati e dei mega store).  Ci siamo abituati, giovani e meno giovani, a fare, quindi, più cose contemporaneamente. Ma è davvero possibile prestare attenzione a più cose nello stesso tempo?

In realtà l’attenzione, il nostro “muscolo cognitivo”, come lo chiama Goleman (2021), è un filtro che ci permette di far fronte soltanto ad alcuni stimoli selezionati perché il nostro cervello non ha una capacità illimitata di contenimento delle informazioni: tutto ciò che non è ritenuto importante viene, dunque, ignorato. Bisogna tener presente che esistono ben 4 diverse tipologie di attenzione, che vengono utilizzate a seconda di ciò a cui dobbiamo far fronte: quella selettiva è ciò che ci permette di focalizzarci sullo stimolo che ci interessa (pensiamo alla concentrazione quando studiamo, per esempio); quella sostenuta ci permette di mantenere a lungo la concentrazione ignorando le distrazioni sia esterne che interne; quella divisa è proprio quella illustrata nella scena dalla quale siamo partiti: ci permette di fare più cose simultaneamente; infine, l’attenzione alternata è quella che ci dà la possibilità di passare da un compito ad un altro e viceversa (pensiamo, per esempio, a quando cuciniamo: leggiamo la ricetta, poi prepariamo gli ingredienti, torniamo di nuovo a leggere la ricetta e così via).  

L’attenzione è un processo che ha grande rilevanza anche per quanto riguarda la competenza sociale: l’essere umano, infatti, sviluppa durante l’infanzia la capacità di condividere in maniera consapevole l’attenzione verso uno stesso stimolo con un altro essere umano, cosa che permette di condividere con gli altri fin da bambini le esperienze, di parlare di oggetti che stiamo osservando nello stesso momento,  la nostra attenzione con quella di un’altra persona su uno stesso compito (per esempio, quando si studia insieme ad un amico e ci si concentra entrambi su un particolare passaggio del testo che stiamo leggendo). Un deficit di attenzione condivisa durante lo sviluppo infantile può essere indicatore di un disturbo e non dovrebbe essere sottovalutato ma sottoposto all’indagine di specialisti.

Il processo attentivo, perciò, è di fondamentale importanza per la nostra vita sociale così come per apprendere e comprendere e, naturalmente, per memorizzare le informazioni. Secondo Goleman “l’attenzione – in tutte le sue varietà – rappresenta una risorsa mentale poco considerata e sottovalutata ma che riveste un’importanza enorme rispetto al modo in cui affrontiamo la vita” (2021, p. 9 – p. 10). Questo perché essa ha molto a che fare con la consapevolezza e l’autoconsapevolezza, sta alla base dello sviluppo dell’empatia (attenzione condivisa) e anche allo sviluppo dell’intelligenza emotiva. Goleman (2021) parla di 3 tipi di concentrazione, quindi di attenzione: interiore, cioè dedicata al proprio mondo interno e alla consapevolezza di sé, alla conoscenza del proprio modo di essere e di “funzionare”; verso gli altri, dunque, la capacità di prestare attenzione agli stati d’animo, emozioni e sentimenti delle persone con cui entriamo in relazione; verso il mondo, inteso come ambiente complesso e sistemico. Ciascun tipo di attenzione è importante per la nostra capacità di vivere in mezzo agli altri e per il successo in ambito scolastico – accademico e lavorativo. Tuttavia, rimanere concentrati, soprattutto se dobbiamo rimanerlo e lungo e su un compito complesso, può essere difficile. L’attenzione ha degli “amici” e dei “nemici”. Tra ciò che la favorisce risultano predominanti l’interesse, la motivazione e la curiosità, ma anche le caratteristiche dello stimolo (se è nuovo, attraente ecc.); tra ciò che invece non aiuta a rimanere concentrati, oltre ad alcune caratteristiche dello stimolo come la ripetitività, rientrano le distrazioni esterne (rumori forti, luci abbaglianti, chiacchiericcio, musica ad alto volume ecc.) e quelle interne (sete, fame, sonno ecc.). È importante tener presente che le preoccupazioni, l’umore deflesso e la ruminazione ci mantengono costantemente assorbiti dal nostro mondo interiore, cosa che non ci permette di prestare la dovuta attenzione all’ambiente esterno o al compito a cui in quel momento ci dovremmo dedicare. La stessa cosa può accadere se ci facciamo prendere troppo dall’interazione con lo smartphone e siamo però in compagnia di altre persone: non è possibile avere una buona interazione sociale con la persona che ci sta davanti se nel frattempo stiamo aggiornando i nostri profili social o rispondendo a un messaggio.

Chi soffre di disturbo ossessivo – compulsivo, disturbo di panico o disturbi d’ansia, generalmente presta maggior attenzione degli altri individui ad alcuni tipi di stimoli (biases attentivi), che nel caso del DOC sono stimoli che riportano al senso di colpa, per chi soffre di attacchi di panico si tratta invece di stimoli fisici come le aritmie cardiache, infine, per gli ansiosi si tratta di stimoli minacciosi (Lang & Sarmiento, 2004). In tutti questi casi, l’attenzione selettiva dell’individuo si orienta verso certi aspetti dell’ambiente, sia fisico che sociale, di fatto selezionando soltanto alcune informazioni che contribuiscono a mantenere il disturbo ed ignorandone altre che, al contrario, potrebbero disconfermare le credenze dell’individuo. È opportuno nel caso di tali disturbi affidarsi ad un professionista per iniziare un percorso terapeutico che possa portare alla risoluzione dei sintomi. L’approccio sistemico – familare e la tecnica EMDR si dimostrano efficaci nella  rielaborazione dei traumi e, quindi, nella ristrutturazione della personalità del paziente

Riferimenti bibliografici:

Goleman, D. (2021). Focus – come mantenersi concentrati nell’era delle distrazioni. Milano: BUR.

Lang, A. J., & Sarmiento, J. (2004). Relationship of attentional bias to anxiety sensitivity
and panic. Depression and Anxiety, 20(4), 190–194

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